martedì 29 ottobre 2013

Respiro

Un articolo scritto da Serena Simoni in occasione di una mostra che ho fatto a Lugo RA nel novembre 2008


Collezionista entusiasta dallo sguardo poetico

Solo due stanze a predominanze diverse di colore - la prima rossa, la seconda blu – dove i dipinti sono appesi come in uno sconcertante salotto della zia, dalle pareti tappezzate in carta a fantasia leggermente démodé: lì campeggiano quadri di grandi e piccole dimensioni, volutamente costipati nell'allestimento, che pure nulla toglie a ciascun singolo lavoro. Provvede a far respirare i dipinti  il fatto che esistano corrispondenze raffinate fra uno e l'altro, e che talvolta siano intervallati da monocromi totali, in una sorta di soffusa armonia di toni smorzati.
È veramente da non perdere questa ultima personale di Massimiliano Fabbri, aperta fino al 30 novembre: “Respiro” – questo il titolo dell'esposizione che è a Lugo, a due passi dalla Rocca – raccoglie una selezione dei lavori degli ultimi quattro anni e nonostante le tele siano state eseguite in un lasso di tempo non indifferente per la produzione di un artista, lo sguardo corre da una all'altra secondo un gioco di rimandi continuo.
“Fiori come ossa - ossa come armi”, così è nominata la prima sezione, presenta immagini vegetali a sguardo ravvicinato, alternate a piccoli particolari di ossa e a decorazioni stilizzate sugli stessi toni: una sorta di raccolta evocativa di un collezionista entusiasta, in cui il mondo perde il senso delle differenze grazie all'osservazione del particolare, creando allo stesso tempo stupore.
Privo come è di alcuna costruzione di maniera, sembra di dover imparare qualcosa da questo vocabolario per immagini, qualcosa riguardo alla vita e alla morte, che costringe a impiegare il passaporto delle ombre che ci portiamo sempre dietro. Il confine fra il fiore reciso e l'osso è minimo, quasi un respiro, nel tempo minimo di percezione, utile a calcolare la simmetria fra questi mondi rappresentati e le nostre sensazioni. Abbastanza per comprendere quanto Montale avesse ragione nel suo ragionare di ossi di seppia e di vita, di tempo a termine, incarnato nell'umiltà degli oggetti.
La seconda sezione – “L'uomo è un collezionista” – amplia la percezione che il senso profondo di questo lavoro emerga da una sorta di poetico componimento scritto mediante immagini di persone trattenute nella memoria, foglie e fiori, animali - vivi e morti -, tutti frammenti che segnano un naufragio necessario, una maniera di scommettere sulla bellezza del mondo sapendo che tutto è già perduto fin dall'inizio della partita.

Serena Simoni



Massimiliano Fabbri / 2005-2008 / Respiro / L'uomo è un collezionista / Fiori come ossa ossa come armi